Ricerca su 1500 camici bianchi: il 93% vuole l’aiuto dell’esperto e dell’infermiere
Solo il 20% dei 300.000 pazienti terminali viene trattato al domicilio. Invertire la tendenza è possibile. E conviene: costa 80 euro al giorno, due terzi in meno rispetto all’hospice
Milano, 3 dicembre 2008 – Il 40% dei medici di famiglia italiani conosce esattamente l’obiettivo delle cure palliative (migliorare la qualità di vita del malato), il 60% sostiene la necessità di un piano di cura individuale, il 92% sa che non vi sono limiti alla dose massima di morfina, solo il 16% considera insufficiente il livello di assistenza ai malati terminali erogato nella propria Asl, percentuale che invece si alza al 33% se riferita al sostegno ai familiari. e il 93% è pronto a gestire il paziente terminale a casa, ma chiede di poter essere aiutato da un’equipe formata dall’esperto in cure palliative e dall’infermiere professionale. E quando serve anche da chi si occupa di fornire aiuto psicologico. Così facendo sarà possibile invertire la tendenza che vede in Italia ogni anno solo il 20% delle 300.000 persone che necessitano di un programma di cure palliative godere dell’assistenza domiciliare. Il restante 80% trascorre gli ultimi giorni della propria esistenza in un hospice, in un reparto ospedaliero o al domicilio con poca o nessuna assistenza. Questa la ricetta che emerge dalla prima indagine mai realizzata in Italia su un campione statisticamente significativo di 1690 medici di famiglia della Società Italiana di Medicina Generale. “Il livello di conoscenza dei medici di famiglia nel campo delle cure palliative domiciliari è risultato molto alto – spiega il dott. Pierangelo Lora Aprile, Responsabile nazionale SIMG Area cure palliative e Medicina del dolore -. Tra le azioni da adottare negli ultimi giorni di vita la maggioranza ha indicato la sospensione dei farmaci che non siano utili al controllo dei sintomi. Il ricovero in ospedale è invece l’opzione che ha riscosso minori consensi”. “Le difficoltà del curare a casa – afferma il prof. Giovanni Zaninetta, presidente Società Italiana Cure Palliative (SICP) - sono legate ad aspetti logistici, ad esempio i lunghi trasferimenti degli operatori da un luogo all’altro, e alla continuità assistenziale nell’arco delle 24 ore. In Italia vi sono circa 150 hospice, tra due anni saranno probabilmente 200, una cifra che consentirà di soddisfare i bisogni dei malati in regime di degenza. Ma è indispensabile completare il progetto di realizzazione degli hospice con l’attuazione effettiva di un servizio di cure domiciliari efficaci, anche organizzando percorsi formativi che coinvolgano i palliatori e i medici di famiglia”. “Curare a casa – spiega il dott. Gianlorenzo Scaccabarozzi, Direttore del Dipartimento della Fragilità-Servizi Cure Domiciliari della ASL di Lecco e consigliere della SICP – è per il sistema sanitario anche economicamente vantaggioso: ogni paziente seguito costa infatti 60/80 euro al giorno rispetto ai 200/250 euro richiesti dall’assistenza in un hospice e ai 350 euro del ricovero in ospedale. Va però sottolineato che a casa si devono aggiungere i costi sociali sostenuti dalla famiglia della persona malata”.
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