Firenze, 6 novembre 2000
Si ricuce lo strappo tra Farmindustria e Società Italiana di Medicina Generale sul nuovo codice deontologico con cui gli industriali del farmaco intendono regolare i rapporti con i medici nel campo dell’informazione e dell’aggiornamento farmaceutico.
Il chiarimento tra le parti è avvenuto questa mattina. Al termine del faccia a faccia con il presidente di Farmindustria, Gian Pietro Leoni, il leader della Simg, Claudio Cricelli, ha espresso apprezzamento per la disponibilità della Federazione “a trovare una soluzione equilibrata in particolare al problema relativo alla partecipazione dei medici di medicina generale ai congressi scientifici”. Nei prossimi giorni, nel corso di un nuovo incontro, allargato anche alla Fimmg e alla Fnom, “la Società Italiana di Medicina Generale – ha annunciato Cricelli – presenterà una bozza di soluzione ai punti critici riscontrati nel codice deontologico”.
Il nodo del contendere, lo ricordiamo, era nato su alcuni punti del codice: il 3.5 dove si afferma che "l'invito da parte delle aziende farmaceutiche ai medici a convegni e congressi è subordinato alla specifica attinenza tra la tematica oggetto della manifestazione congressuale e la specializzazione dei medici partecipanti"; il 3.12: che sancisce che "gli oneri di ospitalità a carico delle aziende farmaceutiche non possono riguardare i medici di medicina generale"; l’1.9: dove viene precisato che "per medico generico deve intendersi il medico di medicina generale in regime di convenzione, indipendentemente dall'eventuale possesso di specifica specializzazione".
“Accollarsi gli oneri per specialisti in occasione di congressi specialistici e non farlo per medici di famiglia in occasione di congressi della medicina generale – secondo Cricelli – è un’incoerenza evidente. Se formulata, la tesi che la medicina generale non si configura come specialità apparirebbe perciò pretestuosa, in considerazione non solo della normativa europea in proposito, ma anche della presenza in Italia, ormai da anni, dei corsi di formazione specifica in medicina generale”.
Proprio per questo la Simg aveva chiesto che “anche per i medici di famiglia e i congressi della medicina generale valgano le stesse norme che sono adottate per gli specialisti ed i congressi specialistici; gli specialisti che svolgono il lavoro di medici di medicina generale non vengano discriminati rispetto a coloro che svolgono altre attività; venga riconosciuta la possibilità di avvalersi della collaborazione di medici di famiglia qualificati nel corso di riunioni locali o, in alternativa, si restringa questa possibilità ai soli farmacologi; si limiti l'accesso per informazione ai medici esclusivamente alla necessità informativa, cioè alla presentazione di significative novità. In alternativa si riconosca il carattere commerciale di altri eventuali momenti d'incontro e si provveda al pagamento dell'impegno dei medici che risultano in quel momento liberi professionisti o delle strutture presso le quali, in quel momento, risultano dipendenti”.