Rivista
SIMG (www.simg.it) Epidemiologia della disfunzione erettile in Italia A. Sessa, G. Corgatelli Medici
Generali - Varese Per disfunzione erettile (DE) si intende una impossibilità a mantenere una erezione di adeguata rigidità sufficiente per una prestazione sessuale soddisfacente, come riferito dal soggetto (1). Gli studi epidemiologici cui normalmente si fa riferimento presentano alcuni limiti che non permettono una facile riproducibilità sul nostro territorio. Ad esempio le fasce di età indagate comprendono talvolta campioni numerici limitati e le indagini sono state prevalentemente svolte tra popolazioni nord-europee o americane. Il lavoro più importante, come riferimento in termini di numerosità del campione, è il Massachusetts Male Aging Study (MMAS) con 1200 soggetti esaminati (2). Un altro limite importante è che gli studi sono stati condotti su popolazioni "selezionate", ossia afferenti ad ambulatori di centri o divisioni di uro-andrologia, quindi un campione non rappresentativo della popolazione generale. Anche la tipologia dellintervista varia da studio a studio (questionari anonimi, interviste telefoniche, in alcuni studi addirittura non riportata, fino alla metodologia di reclutamento più curiosa fatta tramite annuncio su giornale) (3). Una stima sulla prevalenza della patologia e una definizione del ruolo delle diverse cause di DE è rilevante anche in termini di sanità pubblica visto che in termini economici negli Stati Uniti si spendono per visite e accertamenti diagnostici oltre 146 milioni di dollari per circa 10 milioni di uomini con disfunzione erettile (4). Se rapportato alla popolazione italiana ci si aspetterebbe un numero di uomini calcolato tra i 3 e i 5 milioni, valore peraltro destinato ad aumentare in considerazione dellinvecchiamento della popolazione e dellincremento di patologie croniche quali il diabete, lipertensione e il dismetabolismo lipidico, di per sé anche fattori di rischio di DE (5, 6). In questa situazione di incertezza sulla frequenza e sui determinanti della DE una task force operativa formata da componenti della Società Italiana di Andrologia, della Società Italiana di Medicina Generale, della Società Italiana di Urologia e dellIstituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha messo a punto la metodologia per un vasto studio epidemiologico con lobiettivo di affrontare in modo integrato i diversi aspetti della DE. 143 Medici di Medicina Generale (MMG) operanti sul territorio nazionale hanno identificato dalle liste dei loro assistiti, usando una tabella di randomizzazione, ciascuno un campione di 10-20 pazienti maschi di età superiore ai 20 anni. Le modalità del campionamento e della raccolta dei dati sono state illustrate in un incontro ad hoc e contenute in un manuale operativo consegnato a ciascun Medico Generale partecipante. Gli assistiti identificati sono stati invitati a presentarsi nello studio del proprio Medico Generale e questi ha svolto direttamente lintervista. Questa modalità di raccolta dati garantisce il maggior numero di risposte, con basse percentuali di rifiuto, come già dimostrato in altri studi simili (7) e un basso droping-out da parte dei Medici partecipanti in quanto ciascun medico ha un limitato numero di soggetti da intervistare, molti dei quali noti a lui. Il questionario è composto da due parti. Nella prima si raccolgono le notizie anagrafiche e anamnestiche generali e si conclude con una specifica domanda sulla DE. Se il paziente non riferisce tale problema lintervista rimane confinata alla prima parte; in caso di risposta affermativa si procede nellintervista dove viene svolta invece unanalisi maggiormente centrata sullaspetto sessuologico. Per i dati è stata eseguita unanalisi descrittiva. Lassociazione della presenza o meno di DE in rapporto alle altre variabili è stata espressa come odd ratio (OR). Ove la variabile era suddivisa in più di due categorie, la categoria con rischio minore era assunta come categoria di riferimento ed il relativo OR eguagliato a 1. Tutti gli OR sono stati aggiustati per età utilizzando il metodo di Mantel-Haenszel (8).
Sono stati intervistati 2010 assistiti e 257 di essi (pari al 12.79%) hanno dichiarato una DE. La distribuzione geografica dei Medici Generali partecipanti e degli assistiti intervistati sono illustrati nella tabella 1. La prevalenza del deficit erettile aumenta con laumentare delletà (tabella 2), dato questo già riportato da altri studi (2, 9-13). Riguardo ai dati anagrafici non cè correlazione tra DE e stato civile e nemmeno con il livello distruzione. I fumatori risultano essere maggiormente a rischio (tabella 3) mentre non si è trovata correlazione tra uso di bevande alcoliche e disfunzione erettile. Non vi sono rischi correlabili tra DE e malattie allergiche, malattie reumatiche, depressione, insufficienza renale cronica e ipercolesterolemia (tabella 4), mentre è stata riscontrata unassociazione positiva tra ipertensione arteriosa (in trattamento farmacologico), sindrome ansiosa, ulcera peptica, cardiopatie, vasculopatie periferiche, diabete mellito, neuropatie, pregressi interventi chirurgici o terapia radiante in sede pelvica, patologie tiroidee, esiti di ictus cerebri e di traumi pelvici e/o midollari (tabella 5). Anche lanalisi statistica dellanamnesi farmacologica ha permesso di evidenziare che chi assume antiipertensivi, ansiolitici, cardiovascolari, antidepressivi, diuretici, ipoglicemizzanti orali, ormoni, anticolinergici e antipsicotici è a rischio per DE. La seconda parte dellintervista, che verteva sullanalisi sessuologica, ha permesso la conoscenza di alcuni particolari. Ad esempio la maggior parte di coloro che lamentano DE dichiara che il problema è nel mantenere lerezione (44.5%). Nei 30 giorni precedenti lintervista la maggior parte di costoro (41.35%) ha avuto da 1 a 5 rapporti sessuali e il 5.5% con più partners. Solo un quarto degli intervistati dichiara che il problema DE è correlato alla partner mentre più della metà (56.7%) ha dichiarato di essersi svegliato con unerezione però un numero di volte, in un mese, inferiore alle 6 ma di tipo completo in circa il 30% dei casi. Le erezioni notturne e mattutine sono dichiarate peggiori solo nel 15% dei casi e nel 35% circa dei casi dichiarano un desiderio sessuale debole o assente. In caso di masturbazione solo un terzo degli intervistati ha dichiarato una erezione completa e più di un terzo di non aver avuto alcuna erezione di fronte a stimoli erotici (letture, visioni o pensieri). Circa l80% dei pazienti con DE ha dichiarato una qualche forma di stress (tabella 6). Sorprendentemente solo poco più della metà degli intervistati si è dichiarato disposto a cercare di risolvere il problema. La sensibilità del Medico Generale deve tener anche conto di tale desiderio del paziente per non correre il rischio di ipermedicalizzare a tutti i costi il paziente che soggettivamente può anche non dover-voler cogliere laspetto negativo di tale situazione. Il presente studio costituirà il riferimento futuro in ambito scientifico sulla problematica della DE. I "punti forti" dello studio sono il largo spettro delletà maschile intervistata (dai 20 ai 100 anni), la numerosità del campione (più di 2000 interviste), una popolazione non selezionata ma casualmente scelta tra le liste degli assistiti dei Medici Generali e lintervista condotta da parte degli stessi Medici. Anche se il fine ultimo era lindagine epidemiologica, il lavoro sinergico delle tre Società Scientifiche (Società Italiana di Andrologia, Società Italiana di Medicina Generale, Società Italiana di Urologia) e dellIstituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha permesso anche di stilare alcune linee guida per la gestione diagnostica e terapeutica del paziente con DE. Queste linee guida hanno definito compiti e competenze di ciascuno degli attori sanitari coinvolti nella gestione di tale paziente definendo anche i momenti di integrazione tra Medico Generale, Consulente Uro-Andrologo, Strutture di Terzo livello (Ospedali e Cliniche Universitarie). Sono stati definiti anche i Centri di Riferimento, pubblici, accreditati dalle rispettive società scientifiche cui rivolgersi per le consulenze uro-andrologiche. La SIMG ha anche messo a punto un pacchetto didattico-formativo con una serie di obiettivi finalizzati ad ottimizzare lapproccio a tale paziente e a superare una serie di fattori "barriera" che fino ad ora hanno ostacolato una corretta gestione del paziente con DE da parte del Medico Generale.
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