Le note della CUF, approvate dalla
Commissione in aprile, e pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 13 Ottobre u.s.,
rappresentano uno strumento importante e significativo per la professione del Medico e per
la assistenza terapeutica ai cittadini di un paese moderno.
Esse infatti si propongono il difficile obiettivo di coniugare lequità con
lefficacia, in un SSN efficiente, con una ragionevole e ragionata approssimazione.
La maggior parte dei paesi industrializzati, hanno stilato liste positive e/o negative di
farmaci concedibili o non dal SSN, e lItalia non ha fatto eccezione.Chi in passato, come chi scrive, ha
partecipato ai lavori della Commissione Unica del Farmaco sa, per diretta esperienza,
quanto sia difficile conciliare il tetto di spesa per i farmaci, fissato per legge, con le
limitate evidenze di efficacia scientifica dimostrata, e insieme soddisfare i bisogni dei
malati, spesso influenzati da campagne promozionali consumistiche o da qualche medico
distratto o poco attento alla letteratura internazionale.
Queste note sono di gran lunga migliori delle precedenti, anche se si muovono nel solco
delle linee del passato.
Le Commissioni precedenti da un lato operarono in condizioni più facili, perché dovevano
"disboscare" un prontuario ricco di farmaci inutili quanto costosi, e
dallaltro più difficili perché chiamati, per la prima volta, a individuare criteri
selettivi plausibili per una classificazione, voluta dal Parlamento, ispirata da
motivazioni economico-finanziarie.
Le note proposte mi parvero allora soddisfacenti e razionali al 90%, ma certamente vi fu
qualche manicheismo di troppo che rese il restante 10% rigido e scarsamente utilizzabile
per un Medico "servitore di due padroni": il paziente e il welfare state.
Nuove acquisizioni, frutto di ricerche
recenti, hanno modificato la formulazione di alcune note, insieme alla esperienza dei mesi
passati, e ne hanno reso più praticabile il dettato.
Anche limpegno e il disagio dei Medici di famiglia che, almeno nei primi mesi,
consentirono da soli lapplicazione delle note, ha rafforzato il ruolo e
lautorevolezza dellunico rappresentante della Medicina Generale in seno alla
Commissione, nella correzione di alcune scelte.
I risultati sono chiaramente visibili anche se alcune questioni di fondo rimangono
irrisolte, e la prima è che il solo Medico Generale si gioca su quelle note il rapporto
fiduciario con il paziente.
Una meritoria documentazione, accompagna e illustra ogni nota favorendo
lorientamento dei Medici verso scelte professionali corrette.
Ma purtroppo quelle note non sono culturalmente orientative ma obbligatorie per legge, e
quindi sanzionabili amministrativamente per coloro che non si attengono al loro dettato.
Ciò apre il capitolo del confronto indispensabile tra chi esercita la professione ogni
giorno e i clinici e i farmacisti che decidono pur non conoscendo la realtà della
assistenza.
La seconda osservazione riguarda le
quindici note che prevedono laffidamento della diagnosi e del piano terapeutico
(posologia e durata) a Centri Universitari e Ospedalieri autorizzati, per farmaci di costo
elevato e patologie complesse che necessitano di tecnologie sofisticate e di elevate
competenze specialistiche.
Questo criterio perpetua un equivoco di fondo (duro a morire) che confonde una diagnosi,
possibile soltanto in Centri Specialistici, con una "consulenza" degli stessi
Centri per la terapia.
Ne deriva una "trascrizione" poco meno che passiva da parte del curante, con
conseguente deresponsabilizzazione di questultimo sia nel monitoraggio della
evoluzione della malattia che dellandamento nel tempo della terapia. Senza contare
che il paziente molto spesso vive lontano da Centri Universitari e Ospedalieri
specializzati per quelle patologie.
La terza osservazione riguarda le note
relative alluso di antibiotici iniettivi (55 - 55 bis - 56), che ci sono parse poco
realistiche quando non anche formulate in maniera contraddittoria e poco chiara.
La filosofia che le ha ispirate è evidente: alcuni Medici prescrivono antibiotici potenti
per patologie infettive di scarso rilievo, che magari guarirebbero anche da sole, o con
antibiotici di minore importanza.
Ciò provoca un ingiustificato aumento della spesa e magari un aumento della resistenza
batterica nei confronti degli antibiotici. Tutto vero, ma ci pare che il rimedio per
lallegro comportamento di alcuni sia peggiore dei danni che arreca alla assistenza
domiciliare di coloro che intendono curare bene i loro pazienti.
La terapia antibiotica, almeno allesordio della malattia infettiva, è sempre
"empirica" e si giova più di una adeguata formazione che distingua farmaci di
prima, seconda, e terza scelta, che di note proibitive e perentorie.
In conclusione queste note nel loro
complesso, allinterno di una logica di inevitabile risparmio, sono ben strutturate e
scientificamente documentate, e non possono essere contestate sulla base di
"opinioni" personali.
Rimane il fatto che il Medico Generale possiede una cultura terapeutica sufficiente per
"collaborare" con gli specialisti, e non intende più essere considerato un
professionista da "colonizzare", con la scusa che ciò serva a ridurre la spesa.
Anche perché non è vero!