CLAUDIO CRICELLI: “UN PATTO CON I PAZIENTI PER EVITARE DIETROLOGIE"
Un codice etico, un patto di trasparenza che ogni medico deve stringere con ognuno dei propri pazienti, per sgombrare il campo da qualsiasi ombra di interessi privati nella prescrizione dei farmaci. E’ la proposta di Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale, per uscire dal “Caso Glaxo’, che rischia di intaccare la credibilità del mondo sanitario del nostro Paese e in particolare dei medici di famiglia. “Credo – spiega Cricelli – che non servano solo modifiche normative per risolvere questa situazione: le leggi ci sono già e basterebbe forse solo rispettarle.
Quello che propongo è un passo in avanti oltre il rispetto delle leggi .E’ un vero e proprio scatto di orgoglio e di dignità della Professione.Per esempio quasi mai ci viene oggi chiesta una liberatoria sui nostri conflitti di interesse. Io invece ritengo che sia fondamentale che d’ora in poi le associazioni mediche, tutti i medici, al di là del dettato della legge, dicano chiaramente ai mondo esterno inclusi propri assistiti, e lo espongano nei propri studi, se sono o meno coinvolti in attività con l’industria farmaceutica e che, malgrado questo apparente conflitto di interessi, non faranno e non diranno nulla che non sia in scienza e coscienza”.
“I farmaci – prosegue Cricelli - non sono un fatto privato tra medici e industria. I pazienti oggi vogliono sapere: nei nostri ambulatori si presentano persone che, proprio alla luce degli ultimi fatti, ci chiedono: ma lei come si comporta nei miei confronti. Questo implica un profondo, radicale cambiamento della professione. Non è più pensabile, per esempio, non parlare del costo di un farmaco con il paziente. Per questo dico che il medico di famiglia deve dichiarare che uno dei suoi obiettivi è quello di curare bene, onestamente e al minor costo possibile; che è consapevole che sprecare risorse oggi è un atto eticamente delittuoso; ma soprattutto che in nessun caso approfitterà del suo ruolo privilegiato di intermediario tra l’industria e il cittadino con comportamenti che non siano specchiati.Oggi proporrò al Consiglio della SIMG di stilare un patto formale tra i nostri iscritti e la Società Civile ”. Lo stesso discorso vale per i congressi medici, troppo spesso discussi e chiacchierati . “Ci sono delle cose – prosegue il presidente della SIMG - che molti ritengono innocenti, come le cene congressuali o i cocktail di benvenuto, ma che invece inquietano l’opinione pubblica. Anche in questo caso devono essere le società scientifiche a darsi un codice etico e dire che, pur rappresentando una quota marginale nell’allestimento di un congresso, questi ‘eventi mondani’ non verranno più previsti perché i cittadini li vivono come inopportuni”. “In tutta questa vicenda – conclude Cricelli – dobbiamo percepire tempestivamente i cambiamenti dell’etica sociale. Su questo tema e sul tema della difesa dei medici onesti e competenti le società scientifiche sono state sinora eccessivamente silenziose. Al contrario noi siamo nel bene e nel male i custodi ed i detentori delle conoscenze scientifiche al più alto livello . Tocca a noi dunque rivendicare il ruolo di custodi e garanti anche della complessità della Medicina e delle sue controversie e di difendere da questo punto di vista , i medici dalle malversazioni e dalle ingiuste accuse. "Le Società Scientifiche hanno evitato di schierarsi e questo non è più condivisibile: è nostro dovere uscire allo scoperto, perché rappresentiamo la punta avanzata delle conoscenze scientifiche del nostro paese e dobbiamo impegnarci a mostrare anche una capacità rinnovata di tutelare il decoro e la rispettabilità della professione per far sì che questo patrimonio non venga svenduto”.