Venti anni fa, era d’estate, fu fondata la Società Italiana di medicina generale, altrimenti detta “ SIMG”.
Non cercherò in questa sede di riepilogarne la storia, l’evoluzione, i successi raggiunti o mancati. Tutto ciò appartiene alla dimensione dei bilanci, che è utile tracciare, ma in altri momenti. Mi pare invece utile sottolineare come i venti anni trascorsi hanno visto trasformazioni radicali della professione della MG, tali da imporre oggi la riflessione su come affrontare quello che a mio parere si configura come un vero e proprio nuovo ciclo, della professione da una parte e della SIMG di conseguenza. Il nuovo ciclo si configura come formalmente assai ricco di opportunità.
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Abbiamo apparentemente raggiunto l’obiettivo del riconoscimento della formazione, dell’accreditamento professionale, della formazione a distanza.
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La tecnologia, l’informatica, le telecomunicazioni e la telemedicina sembrano ormai fortemente penetrate ed affermate nel contesto della Medicina Generale.
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La Ricerca in MG sembra ormai un dato acquisito e quella farmaceutica ha anche un riconoscimento formale e normativo.
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L’evoluzione manageriale della MG sembra testimoniata dallo sviluppo della medicina di gruppo, dell’associazionismo, della medicina in rete. Ma il sistema sanitario sembra parlare bene e razzolare male.
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La sensibilità scientifica dei MG sembra testimoniata dalla nascita di una miriade di società scientifiche. Persino i sindacati medici le hanno promosse a testimonianza di un’interessante evoluzione che va osservata attentamente.
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Non siamo ancora all’insegnamento universitario della Medicina Generale, ma ci sono grandi evoluzioni nel rapporto con l’Università. In molti Atenei la frequenza e l’insegnamento agli studenti del V e VI anno sono stati accettati ed in alcuni casi attuati o in via di attuazione.
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Il Governo italiano non l’ha ancora recepito, ma il Tirocinio in MG è stato portato ad un minimo di tre anni.
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Il quadro normativo sembra recepire, almeno sulla carta, le istanze più avanzate della professione anche Europea. La Convenzione appare strutturalmente definire una MG di ampie vedute e di prospettive interessanti ed avanzate. Iniziamo a valutare sul campo luci e ombre della situazione della MG, dall’associazionismo al Distretto.
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Vengono annunciate gigantesche iniziative che prevedono l’uso esteso della telematica, del satellite, del networking.
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Ci affligge ormai e torna fastidiosa ad affliggerci l’ennesima puntata della telenovela sui farmaci, le note, le riclassificazioni, i prezzi di riferimento ed altre simili circostanze. Occorrono strumenti per orientare la professione in questo ennesimo rimescolamento di carte. Lo faremo in un simposio che pubblicheremo presto.
Tale insegnamento deve avvenire preferibilmente attraverso la forma del Dipartimento delle cure primarie. Esistono alternative di minor valore ma percorribili in tempi brevi. Vanno create rapidamente le cattedre e promossi i concorsi. L’insegnamento va affidato a Medici Generali esperti e di qualità, dimenticando le clientele e gli interessi privati. Prima si apre un tavolo su questa materia, prima si persegue il bene comune. Di tutti i restanti argomenti la SIMG si occuperà nella Rivista che fra due mesi uscirà rinnovata e in grado di raggiungere gran parte dei MG di questo Paese. Discuteremo privilegiando il dibattito della professione in tutte le numerose iniziative che promuoveremo in occasione del ventennale Societario. Nel 2002 non celebreremo i fasti del passato che appartengono agli annali, ma le prospettive del futuro. Una Società adulta, aperta al confronto e che, grazie anche al nuovo statuto approvato di recente, si prefigge la difesa e la tutela in ogni sede degli interessi professionali della Medicina Generale e dei Medici Generali italiani.
Intendiamo dimostrare che il senso del nuovo statuto è comprensibile e che le nostre regole sono applicabili. Tali regole dicono che si aderisce ad una Società Scientifica seria liberamente e non per obbligatoria traslazione da altra associazione. Che aderendo si accetta una sola regola trina composta da eccellenza professionale, competenza clinica, conoscenza. Tutto ciò deve essere trasferito in maniera visibile nella pratica clinica quotidiana e reso misurabile tramite gli indicatori di performance. Il resto, cari amici e lettori è, come si diceva un tempo, mancia.
P.S. A chi vuol approfondire il tema del federalismo suggerisco di leggere un libro appena uscito in libreria, a cura di Nerina Dirindin ed Eva Pagano. Il titolo è: Governare il Federalismo - Le sfide per la Sanità e spiega molte cose sui futuri scenari del Regionalismo e del Federalismo. Costa 26 €, Pensiero Scientifico Editore.