Home Notizie Comunicati Stampa Anno 2013 Medici di famiglia: “Integriamo ospedale e territorio così possiamo evitare il 35% dei ricoveri impropri”

Medici di famiglia: “Integriamo ospedale e territorio così possiamo evitare il 35% dei ricoveri impropri”

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COMUNICATO STAMPA

 

Si apre a Firenze il 30° Congresso Nazionale SIMG con la partecipazione di 1500 camici bianchi

MEDICI DI FAMIGLIA: “INTEGRIAMO OSPEDALE E TERRITORIO 

COSÌ POSSIAMO EVITARE IL 35% DEI RICOVERI IMPROPRI”

Il presidente Claudio Cricelli: “Il nuovo modello di cure primarie prende in carico il paziente in tutte le fasi della malattia. È la sola alternativa al rischio di estinzione del Servizio Sanitario”

 

Firenze, 21 novembre 2013 – Il Servizio Sanitario Nazionale rischia di scomparire. Costa troppo e non è più in grado di rispondere ai bisogni reali dei cittadini. L’unica reale alternativa è rappresentata da un nuovo modello di assistenza, in cui ospedale e territorio sono strettamente connessi. Già realizzato da un anno in Toscana, ha dimostrato di evitare ricoveri impropri in ospedale fino al 35% dei casi e gli intasamenti dei pronto soccorso, con notevole risparmio di risorse. Si chiama sistema di cure primarie integrate e intercetta i bisogni di salute prima che si trasformino in malattie. Viene presentato oggi nella giornata di apertura del 30° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), in corso a Firenze fino a sabato. “L’esempio toscano – spiega il dott. Claudio Cricelli, presidente SIMG – può essere esteso al resto del Paese. Gli attuali criteri di cura vanno superati. È destinata a esaurirsi la figura del medico di medicina generale che lavora con modalità tradizionali. Già durante il ricovero devono essere attivati i meccanismi per assistere il paziente a casa, dopo le dimissioni. Il paziente, varcata la soglia dell’ospedale, non abbandona il legame con il territorio, che rimane la sua destinazione naturale. L’acuzie, il ricovero ospedaliero e l’evento critico sono una parentesi che impone il ricorso a una struttura complessa. La persona poi trova nelle nuove cure primarie un sistema che l’attende a casa, predisponendo tutti gli interventi necessari, dall’accoglienza al supporto domiciliare, in continuità con l’ospedale di cui rappresenta l’estensione ed il raccordo. Inoltre non possiamo più attendere la presentazione dei problemi e l’arrivo delle criticità: dobbiamo intervenire in tutte le fasi della malattia, delle complicanze e del ricovero. È il passaggio dalla medicina di attesa a quella della presa in cura, con la realizzazione di un modello a ‘media intensità di cura e assistenza’”. Il tema di fondo del 30° Congresso Nazionale SIMG è costituito dalla parola “cambiamento”. In base alle nuove norme infatti i medici di famiglia saranno obbligati a lavorare in associazioni mono-professionali (Aggregazioni Funzionali Territoriali) e multi-professionali (Unità Complesse di Cure Primarie). “Il sistema salute – continua il dott. Ovidio Brignoli, vicepresidente SIMG - oggi risente di condizionamenti mai verificatisi negli ultimi 50 anni: l’esplosione delle malattie croniche, la drastica e drammatica riduzione delle risorse e, per contro, nuovi bisogni di salute della popolazione. Il cambiamento non si è fatto attendere a livello legislativo. La SIMG è pronta a raccogliere la sfida. In accordo con le prassi del chronic care model, il team delle cure primarie esplora tutte le fasi del processo assistenziale in maniera proattiva”.

 

Oggi la medicina generale deve sempre più farsi carico delle carenze del sistema. “Ciascuno di noi – spiega la dott.ssa Raffaella Michieli, segretario SIMG -  è responsabile della salute di una media di circa 1.100 assistiti. Sono oltre 25 milioni i malati cronici a cui dobbiamo garantire continuità di cura per evitare ricoveri e prestazioni inutili. Come risulta dall’ultimo rapporto Health Search della SIMG, il carico di lavoro dei medici di famiglia è aumentato in maniera esponenziale: da 6,6 contatti all’anno per paziente del 2003 a 8,3 del 2011, che equivale a più di 30 visite al giorno. Un dato in crescita in particolare per i camici bianchi che lavorano nel Sud e nelle Isole. Ricordiamo che gli adempimenti burocratici occupano più della metà della nostra vita professionale. Chi va dal medico di famiglia è soprattutto donna, ma non dai 75 anni in poi, quando a prevalere sono gli uomini”. La maggior parte delle visite è di tipo ambulatoriale (il 71,5% di tutte quelle registrate nel 2011). L’ipertensione non complicata è la patologia che impegna maggiormente i medici di famiglia (15,6% dei contatti totali nel 2011), seguita dal diabete mellito (5,5%) e dalla dislipidemia (3,6%). Il 30° Congresso Nazionale SIMG tocca i temi centrali per la professione: dall’ipertensione alla gestione del dolore al diabete all’osteoporosi alla BPCO fino alla fibrillazione atriale. Una sessione speciale è dedicata alle dipendenze: il medico di famiglia svolge infatti un ruolo fondamentale nell’individuazione di un nuovo modello per gestirle, grazie al rapporto privilegiato e continuo con gli assistiti.

Senza dimenticare la ricerca scientifica. “Da più di 20 anni – continua il dott. Brignoli - siamo impegnati in studi clinici, epidemiologici e sperimentali e in un decennio abbiamo prodotto più di 150 articoli su riviste con Impact Factor. Lavoriamo con interlocutori internazionali e abbiamo stretto un accordo con un centro di ricerca inglese per definire il nuovo algoritmo sull’osteoporosi e con l’Università di Montreal per un progetto sulla farmacovigilanza. Abbiamo quindi deciso di dedicare, nella giornata finale del Congresso, un workshop internazionale alla ‘Ricerca clinica in Medicina Generale’, promosso dalla Fondazione SIMG. Verrà presentato un nuovo database per analizzare tutti i determinanti decisivi della salute dei cittadini, rappresentati dall’alimentazione, dagli stili di vita e dai comportamenti sociali”. Grazie alle informazioni dettagliate sulle abitudini alimentari delle singole comunità, sarà possibile realizzare anche efficaci programmi di prevenzione. Infine grande spazio alla formazione. “La Scuola Superiore delle Cure Primarie della SIMG – conclude il dott. Cricelli - è un progetto di grande respiro con cui vogliamo formare le nuove professionalità, gli esperti di management, di diagnostica e gestione clinica. E, anche in Italia, come già in altri Paesi, nel prossimo futuro serviranno medici di medicina generale con interessi speciali, cioè con competenze cliniche di secondo livello. Figure intermedie fra lo specialista e il medico di medicina generale, nel cui percorso formativo la SIMG darà un contributo fondamentale”.

 

Ufficio stampa SIMG

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