Al congresso nazionale SIMG di Firenze presentata un'indagine sulle abitudini alimentari
"MENO DI 1 LITRO AL GIORNO, MA NON ECCEDONO CON GLI ZUCCHERI”
Il presidente Cricelli: "Questi dati sono indispensabili per svolgere reali azioni di prevenzione. Appare ingiustificata la proposta di tassare le bibite gassate”. Solo 3 cucchiaini di saccarosio aggiunti a cibi e bevande
Firenze, 23 novembre 2012 – Gli italiani sanno che dovrebbero bere almeno due litri di bevande al giorno ma ne consumano meno della metà (circa 800 ml). Perché si dissetano solo quando hanno sete. Da sfatare invece le credenze sull'assunzione eccessiva degli zuccheri (saccarosio, fruttosio e lattosio): circa 67 grammi quotidiani per gli uomini e 61 per le donne. Ben al di sotto quindi dei 75 grammi, indicati dagli esperti come limite da non superare. Lo zucchero aggiunto in media agli alimenti e bevande durante la giornata (caffè, tè, spremute, yogurt ecc.) è pari a circa 3,3 cucchiaini (poco più di 60 Kcal, pari a solo il 3,3% delle calorie giornaliere per un adulto sano). È quanto emerge dai dati preliminari dell'indagine LIZ, raccolti su circa 800 persone (saranno 5.000 al termine dello studio) dai medici di famiglia della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale), in collaborazione con Nutrition Foundation of Italy (NFI). Lo studio è presentato oggi al 29° Congresso della società scientifica in corso a Firenze. "È significativo che il 35% degli uomini ed il 40% delle donne non aggiunga zucchero (saccarosio) ad alcun cibo – afferma il dott. Claudio Cricelli, presidente SIMG -. Abbiamo raccolto dati reali e aggiornati per intraprendere e proporre alle Istituzioni azioni di prevenzione mirate. Dal 2005 mancavano statistiche di questo tipo. Nel sondaggio abbiamo chiesto agli italiani cosa sanno del corretto consumo di liquidi e zuccheri e come effettivamente si comportano. La recente proposta di tassare le bevande gassate, anche se virtuosa negli intenti, appare quindi ingiustificata perché non tiene conto dei consumi reali dei cittadini. Basti pensare che la Danimarca, dopo aver introdotto una tassa analoga su alimenti ad elevato contenuto di grassi saturi, l'ha recentemente abrogata, e ha inoltre desistito dall'idea di introdurne un'altra sullo zucchero. La medicina dei sani, cioè la promozione della salute attraverso stili di vita corretti, deve agire su sedentarietà, alimentazione scorretta, fumo di sigaretta e abuso di alcol”. Eliminando questi fattori di rischio, l'80% delle malattie croniche, come diabete, tumori, ipertensione e patologie cardiovascolari, può essere prevenuto. "Servono nuovi strumenti per far comprendere ai cittadini come mantenersi sani – sottolinea il dott. Ovidio Brignoli, vicepresidente SIMG -. Se nel 1995 il 37,8% della popolazione era sedentario, nel 2010 questa percentuale è salita al 38,3%: si tratta di più di 22 milioni di persone che dichiarano di non praticare nessuna attività fisica nel tempo libero. Il verdetto immediato di questa carenza di esercizio lo pronuncia la bilancia. Il 36,6% dei nostri connazionali è in sovrappeso, il 10,6% addirittura obeso, pari a circa 6 milioni di individui. L'andamento è in preoccupante aumento se si considera che il numero degli obesi dal 1994 ad oggi è cresciuto del 25%. Per agire in modo mirato stiamo raccogliendo concreti e aggiornati”. "Dopo quella su liquidi e zuccheri – spiega il dott. Andrea Poli, Direttore scientifico di Nutrition Foundation of Italy - continueremo a collaborare con SIMG promuovendo indagini sul consumo di grassi, sale e alcol. Per capire esattamente cosa mangiano gli italiani. Il medico di famiglia, per la sua posizione nodale sul territorio, rappresenta infatti l'osservatore ottimale per raccogliere solidi dati di carattere epidemiologico sulle abitudini della popolazione italiana, senza conoscere le quali è illusorio pensare di poter pianificare interventi educativi efficaci”.
In Italia sono 2 milioni e 970mila i diabetici (il 4,9% della popolazione), 2 milioni e 250mila persone vivono con una diagnosi di tumore. Ancora più alto è l'impatto delle patologie cardiovascolari: la sola ipertensione, un vero "killer silenzioso” provoca circa 240.000 morti l'anno ed è responsabile del 47% delle cardiopatie ischemiche e del 54% degli ictus cerebrali. Per combattere queste malattie, alla dieta corretta deve essere associata l'attività fisica, che può essere efficace come un farmaco. Per assicurare la sostenibilità del sistema sanitario è necessario ripensare il modo in cui la medicina si è presa cura delle persone fino ad oggi. Non solo la terapia coi farmaci quando la malattia si è già manifestata, ma una prevenzione efficace. "Una delle sessioni del Congresso – continua il dott. Cricelli – è dedicata alla prescrizione del movimento. Per rimanere in salute, però, è necessaria la giusta dose. Strafare è sbagliato ma, se non si raggiunge un livello soglia, lo sforzo risulta inutile. È fondamentale quindi fissare paletti ben precisi non solo sulla quantità minima di esercizio consigliata, ma anche su quella massima. E questo controllo può essere garantito soltanto dal medico. L'esercizio fisico in ricetta, oltre ad assicurare una salute migliore, può garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. L'avanzamento continuo dell'età media ci impone di intervenire al più presto”. Oggi l'11% della popolazione mondiale ha più di 60 anni, si calcola che nel 2030 questa percentuale salirà fino al 17% e nel 2050 al 22%. E l'Italia si colloca ai vertici della classifica della longevità: è il secondo Paese al mondo, dopo il Giappone, per aspettativa di vita. "In base alla ‘Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2009-2010' del Ministero della Salute – conclude il dott. Brignoli - gli italiani vivono sempre più a lungo: dei 60.626.000 abitanti censiti al primo gennaio 2011, ormai oltre uno su cinque (il 20,3%) ha più di 65 anni, mentre i giovani fino a 14 anni sono il 14% e la popolazione in età attiva (15 - 64 anni) è pari a meno dei due terzi del totale. La speranza di vita alla nascita è pari a 78,8 anni per gli uomini e a 84,1 per le donne. Dobbiamo sapere rispondere alle esigenze di salute di queste persone”.