L’intervento della società scientifica dopo l’allarme di Mario Monti sulla sostenibilità del sistema
SIMG: "Troppi tagli hanno impoverito il servizio sanitario
la riforma deve partire dalla medicina di famiglia”
Il presidente Cricelli: "Serve una forte assunzione di responsabilità della classe politica. Altrimenti i cittadini saranno costretti a rivolgersi al privato per curarsi”
Firenze, 28 novembre 2012 – "In questi anni abbiamo assistito a preoccupanti interventi che hanno determinato un sostanziale sottofinanziamento del servizio sanitario nazionale. Il sistema oggi è vicino al collasso. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: si trasferiscono sulle persone i costi dei servizi. E molti cittadini sono costretti a ricorrere al privato. Serve una forte assunzione di responsabilità da parte dell’intera classe politica che dal prossimo anno sarà chiamata a governare il Paese”. Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), concorda con l’allarme lanciato dal Presidente del Consiglio, Mario Monti, sulle difficili prospettive per la sostenibilità futura del servizio sanitario e sulla necessità di individuare nuove modalità di finanziamento e di organizzazione dei servizi e delle prestazioni. La Corte dei Conti stima 31 miliardi di tagli fino al 2015. "Da tempo – continua il dott. Cricelli – ribadiamo l’importanza di una riforma globale dell’intero sistema sanitario, che parta dalle cure primarie e includa necessariamente la componente ospedaliera. Perché questo cambiamento si verifichi, abbiamo bisogno non solo di investimenti, ma anche di una mentalità nuova che attragga risorse nel nostro Paese. La realizzazione del Decreto Balduzzi sulla riorganizzazione dell’assistenza territoriale non può avvenire a costo zero”. "Le esperienze realizzate dalla SIMG – conclude il dott. Cricelli - dimostrano che il medico di famiglia è in grado di prendersi cura dei pazienti cronici e di produrre risultati di salute misurabili e verificabili in termini di riduzione dei ricoveri, risparmi e miglioramento della qualità di vita delle persone. Il servizio sanitario si deve fidare dei medici di famiglia e offrire segni tangibili di questa fiducia finanziando in modo adeguato il comparto che, se opportunamente attrezzato, è in grado di gestire la cronicità e la complessità senza ricorrere ai servizi ospedalieri”.